"Progetto Mercato Medievale"
              
Prodotti ed eventi nei territori e nei
              luoghi medievali. 
 
             
             
            
            
            Rocca
            Costanza
            
            La
            rocca Costanza di Pesaro è catalogabile come modello di “rocca di
            pianura” rinascimentale a pianta quadrata orientata sui quattro
            punti cardinali con torrioni cilindrici ai vertici, scarpati e
            spartiti da toro lapideo come le stesse cortine, ma parimenti
            mancanti d’apparati a sporgere, forse demoliti in epoca borgesca.
            
            
            
            
            Sappiamo
            che i lavori di sterro e fondazione della rocca furono iniziati
            nella primavera del 1474 (dopo lavori di bonifica iniziati sul
            terreno sin dal 1473), nell'area dell'antico cimitero israelitico a
            cavallo dell'angolo orientale della medievale cinta malatestiana,
            che venne in quel punto abbattuta per farle posto. La moderna
            fortificazione sorgeva a potenziamento di un vertice nevralgico
            delle mura pesaresi, sia a controllo diretto della Via Flaminia
            presso la porta Fanestra e sia a controllo della sponda sinistra
            dell'antico porto medievale sul torrente Gènica, ruolo nel quale
            sostituiva - in parte inglobandolo - l'avamposto malatestiano
            medievale del "Tentamento".
            
            
            
            
            La
            convenzione d'appalto per la costruzione venne stipulata il 10
            febbraio 1474 col fiorentino M° Giorgio Marchesi da Settignano che
            si impegnava a realizzarla modis, forma ac designis , cioè secondo
            un progetto allegato del quale non si specifica la paternità. Il 3
            giugno 1474 Costanzo Sforza - da due giorni investito dal Papa della
            signoria di Pesaro - pose la prima pietra sotto il torrione di
            levante (del diametro di 20 m), già fondato con perizia da Giorgio
            Marchesi e dal figlio Antonio in terreno infido ed acquitrinoso,
            soggetto alla risacca salmastra, una perizia che ancora oggi sfida i
            secoli. I maestri fiorentini condussero la parte più ostica del
            cantiere sino al settembre 1475 quando, per improvvisi ed
            insondabili contrasti economici, furono costretti ed abbandonare
            l'impresa e sostituiti da altre maestranze. Il 22 giugno dello
            stesso anno, ad opere murarie verosimilmente avanzate, si
            commissionarono a M° Matteo di Giorgio da Pola abitante di Brioni -
            forse della cerchia dei lapicidi istriano-dàlmati portati ad Ancona
            da Giorgio di Matteo da Sebenico - le pietre lavorate dei cordoni,
            delle bombardiere e delle finestre nella rocca. Il 20 febbraio del
            1478 lo stesso Matteo si impegnava a fornire le pietre per i
            beccatelli; il 12 febbraio del 1479 Matteo si impegnava per una
            grossa fornitura di parti lapidee per la rocca e per le stanze del
            cortile da consegnare in quattro anni. Credo sia significativo
            sottolineare, di fronte a tale messe di elementi architettonici in
            produzione, che nel 1476 (24 ottobre) Luciano Laurana e Cherubino di
            Giovanni da Milano “muratores” erano saldati con dieci ducati
            d'argento per la parcella di direzione lavori sin lì svolta
            assieme; essi testimoniano assieme anche agli importanti contratti
            del 1478 e 1479 con M° Matteo, confermando la incontrovertibile
            responsabilità progettuale del Laurana nella finitura
            architettonica della rocca, ma anche quella di Cherubino che divide
            con lui le parcelle e ne rileverà l'incarico alla sua morte (7
            settembre1479), comparendo in un documento del 6 giugno 1483 come
            "ingegnere de nostro Ill. Signore" (Costanzo ndr.) e l'11
            agosto come "ingegnerus seu architeta". Il 17 novembre del
            1483 la rocca è terminata, "castello noviter edificatus",
            ed il castellano Stefano Magnani da Cotignola ne prende possesso.
            
            
            
            
            Costanzo
            moriva il 4 luglio 1483 e, dopo una reggenza della vedova Camilla
            d'Aragona, nel 1489 salì al potere il figlio naturale Giovanni. La
            rocca fu occupata da Cesare Borgia, nell'ottobre del 1500, che ne
            fece fare il noto disegno da Leonardo da Vinci e smantellò alcuni
            edifici limitrofi per rendere più efficace il tiro delle sue
            artiglierie. I lavori alla rocca da parte di Giovanni sono riassunti
            nel 1505 dalle due iscrizioni apposte nel cortile, che c’informano
            che questi - patria recepta - bonificò il sedìme circostante la
            rocca, ne completò il fossato su quattro lati (dall'angolo verso
            ponente doveva già esistere un semicerchio di raccordo verso le
            mura) quindi, dopo aver armato i bastioni con troniere orizzontali
            da brandeggio (che si affiancarono a quelle circolari più arcaiche
            di Costanzo, firmate “CS”), pose mano ai decori del cortile e
            delle residenze. Ma, edotti dai precedenti documenti, possiamo
            valutare che la maggior parte dei lavori di decorazione
            architettonica fossero stati eseguiti sotto Costanzo, ed
            eventualmente montati sotto Giovanni. Certo è che quanto descritto
            nei suddetti documenti non corrisponde che in piccola parte a quanto
            oggi visibile nelle superstiti due logge del cortile della rocca, al
            punto da far presumere - come già altrove osservai - spoliazioni e
            distruzioni durante l'occupazione borgesca, ivi compreso lo
            smontaggio dei beccatelli degli sporti, e questo anche per motivi
            d’aggiornamento militare.
            
            
            
            
            Per
            quanto concerne la questione attributiva abbiamo già sottolineato
            (1995) l'opportunità di non sottovalutare l'apporto di proposta
            tipologica insita già nei lavori iniziali dei fiorentini Giorgio ed
            Antonio Marchesi da Settignano i quali - ricordo - furono gli autori
            di rocche già sperimentate del tipo pesarese, a quadrilatero con
            torrioni cilindrici angolari, a Forlì (1471-72) e riprese poi ad
            Imola (1480-84) e parzialmente a Dozza (1480-84). Al Laurana (che
            almeno fino al marzo 1474 era al servizio degli Aragonesi a Napoli e
            che arriverà a Pesaro solo nella primavera del 1475, verosimilmente
            per collaborare agli apparati per le nozze di Costanzo con Camilla
            d'Aragona) credo vada assegnata la revisione del progetto iniziale
            della rocca dopo la dipartita dei Marchesi, revisione promossa con
            finalità di abbellimento e nobilitazione residenziale, ben
            illustrata nella nota medaglia coniata dall'Enzola (1475), dove
            compare la rocca con i torrioni bugnati come già da lui visti nel
            Castelnuovo a Napoli (1453), l'alto mastio turrito (poi cimato nel
            XVII secolo) ed il rivellino cuspidato posto a difesa del battiponte
            all'ingresso (come ad Imola), forse mai realizzato. Le decorazioni,
            quelle oggi superstitii, del cortile della rocca possono essere
            ricondotte solo parzialmente al Laurana, per la parte del prospetto
            verso nord-est, con l'arco a lacunari classicheggianti e negli oculi
            a festoni. Brevemente ribadisco invece l'ipotesi di un intervento di
            revisione architettonica nel cortile attribuibile a Girolamo Genga,
            rintracciabile nel gusto per le nicchie emicicle, qui ancora
            classicamente incorniciate, nel senso del ritmo largo e binato delle
            paraste del prospetto suddetto e del loro delicato chiaroscuro
            pittorico evidenziato dai materiali bicromi, quindi la disinvolta
            ricerca di effetti decorativi nell'impostazione di alcuni elaborati
            soffitti, come nella volta ad ombrello della cappella dell’ex
            carcere, poi ripresa similmente da Girolamo e dal figlio Bartolomeo
            negli appartamenti del palazzo Ducale pesarese.
            
            
            
            
            Rocca
            Costanza, con la sua indubbia prevalenza formale, si configura come
            il primo e più significativo manufatto fortificatorio marchigiano
            nell'ambito del tipo della rocca di pianura a quadrilatero con
            torrioni cilindrici angolari, che tanta fortuna avrà nello
            scacchiere Riario-sforzesco in Emilia Romagna e nelle Marche con l'epìgona
            rocca a Senigallia. Nonostante le ristrutturazioni e la perdita
            dell’originaria configurazione quattrocentesca, quella pesarese,
            anche per precocità, assume quindi una rilevanza tipologica di
            livello nazionale che, tramite i disegni di Leonardo, giungerà sino
            in Francia, a configurare il castello di Chambord presso Amboise,
            nel 1518.
            
            
            
            
            Recenti
            studi e rilievi (Mariano 1999), resi possibili a seguito dei
            rilevanti interventi di restauro da parte della Soprintendenza ai
            Monumenti delle Marche, hanno reso visibile ed appurata la
            preesistenza del Mastio malatestiano scarpato (lato NE), poi
            mantenuto all’epoca di Costanzo Sforza come ricetto isolato dalla
            piazza d’armi interna tramite un controfossato passante munito di
            ponte levatoio. Quella che, sino alla recente scoperta, sembrava un
            tradizionale schema, di derivazione medievale di rocca di pianura
            quadrata a torrioni cilindrici angolari - per certi versi anche non
            propriamente d’avanguardia per quegli anni di sperimentazione
            attiva dei nuovi sistemi della fortificazione di transizione (si
            pensi solo alle coeve ricerche in merito di Francesco di Giorgio) -
            viene invece oggi a caratterizzarsi come modello autonomo e
            tipologicamente originale, in forza proprio della particolare
            soluzione del lungo controfossato trasverso, allagabile e munito di
            difese archibugiere, che veniva a separare la piazza d’armi dal
            potente Mastio malatestiano, recuperato all’uopo in funzione di
            ricetto autonomo ed autosufficiente, munito inoltre di un sistema di
            soccorso fortificato verso il mare.
            
            
            
            
            Le
            vaste stalle ducali sotterranee e i saloni saranno presto resi
            fruibili al pubblico dopo i restauri.
            .
            (©2002
            testo di Fabio Mariano)
             
             
            
            Organizzazione
            generale Fiere e Mercati storici
            Titolare:
            Ernesto
            Paleani
            
            ..
            
            Prodotti:
            Terre
            Templari
            Con la
            partecipazione della Impresa della Cultura "Ernesto
            Paleani Editore".
            
             
            
              
              
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                   Mercati 
                    
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                   Limatola 
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                   Pascelupo 
                  •
                   Pesaro 
                  . 
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                   fotografie 
                  . 
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                  2011,   Ernesto Paleani Editore
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