A tavola con i Templari
            Cucina medievale nel
            periodo delle Crociate
            Arredo
            Ricostruire
            un ambiente storico medievale è molto difficile e complesso,
            particolarmente perché va fatta una distinzione tra i banchetti dei
            Signori e la tavola di una famiglia comune.
            «La
            quantità di cibo servita e, di conseguenza, il numero dei convitati
            si misurava a quel tempo a tagliere. Erano queste tavolette di
            legno, di forma quadrata, rettangolare o rotonda, sulle quali
            venivano portate in tavola le vivande destinate a due commensali.
            così venticinque taglieri sui quali si ponevano pezzi di carne di
            vitello piuttosto che un cappone o due starne erano calcolati per
            cinquanta persone. Il fatto di attingere allo stesso tagliere o bere
            dallo stesso bicchiere portava sovente a dispute e alterchi sulla
            scelta del boccone migliore o sull'eccessiva voracità del vicino
            come ci attestano alcune cronache del tempo.»
            (Da
            "Feste e banchetti. Convivialità italiana fra Tre e
            Quattrocento" di Claudio Benporat - Leo S.Olschki Editore -
            Citta' di Castello ottobre 2001, pag. 11)
            «La
            tavola trecentesca, come ci appare nelle numerose raffigurazioni del
            tempo, è apparecchiata con la massima semplicità. Ricoperta da una
            o due tovaglie bianche sovrapposte si mostra agli occhi dei
            commensali, priva di tutte quelle suppellettili che sembrano
            indispensabili ai nostri giorni. In ordine sparso, senza uno schema
            prestabilito si nota il pane, di forma rotonda o tagliato a fette,
            ricoperto di foglie d’oro nei banchetti più lussuosi, alcuni coltelli
            che i commensali si passano l’un l’altro per smembrare le carni
            o dividere i pastelli aiutandosi a vicenda, bicchieri senza stelo
            usati in comune, talvolta d’oro, una saliera, caraffe
            per acqua e vino. Un guarnappo è steso sopra la tovaglia per
            proteggerla dalle numerose macchie d’unto anche se i commensali
            hanno a disposizione ampi tovaglioli per pulirsi bocca e
            mani. Per le zuppe e le salse e comunque per tutti i cibi liquidi
            serviti in scodelle e scodellini si usavano cucchiai
            di legno e più tardi di metallo. Le vivande sono portate
            in tavola sopra taglieri che, allo stesso tempo fungono da piatto
            per due commensali seduti vicini, di semplice legno e più tardi
            di peltro, d’argento e d’oro in funzione del censo
            dell’anfitrione e della nobiltà degli invitati, di forma rotonda,
            rettangolare o quadrata e per questa ragione chiamati quadri. Come
            già visto, il tagliere misura la quantità di cibo calcolata per
            due commensali, otto frittelle, due piccioni, due starne, un cappone
            e accomuna i due vicini che se ne servono in uno spirito di
            cameratesca amicizia, tipico delle riunioni del tempo.»
            (Da
            "Feste e banchetti. Convivialità italiana fra Tre e
            Quattrocento" di Claudio Benporat - Leo S.Olschki Editore -
            Citta' di Castello ottobre 2001, pag. 19)
            
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