A tavola con i Templari
            Cucina medievale nel
            periodo delle Crociate
            Cuochi
            Prima
            della rivoluzione
            industriale la
            maggior parte della popolazione europea viveva in comunità rurali o
            in fattorie e casali isolati. Di norma dovevano essere
            autosufficienti e solo una piccola parte della produzione veniva
            esportata oppure venduta nei mercati. Le città di dimensioni
            maggiori rappresentavano un'eccezione ed avevano bisogno di un
            territorio circostante che le rifornisse di cibo e combustibile. La
            densa popolazione urbana poteva mantenere un'ampia varietà di
            attività di ristorazione che si rivolgevano ai diversi gruppi
            sociali. La maggior parte dei poveri che abitavano in città erano
            costretti a vivere in ristrettezze senza avere la possibilità di
            usare una cucina e talvolta neppure un focolare, di conseguenza non
            possedeva la benché minima attrezzatura per cucinare. L'unica
            opzione di cui disponevano era quindi servirsi di cibo pronto
            venduto loro da commercianti. Le taverne potevano sia vendere cibo
            caldo già pronto, una specie di fast
            food ante
            litteram, sia offrire il solo servizio di cucina a
            clienti che portavano con sé, tutti o in parte, gli ingredienti
            necessari. I viaggiatori, come i pellegrini diretti
            verso qualche luogo sacro, si servivano di cuochi professionisti per
            non dover essere costretti a portare con sé le provviste.
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            A
            disposizione dei più facoltosi c'erano molti tipi di specialisti
            che potevano fornire vari tipi di cibi e condimenti: formaggiai,
            pasticceri, preparatori di salse, eccetera. I
            cittadini benestanti che avevano i mezzi per tenere una cucina in
            casa, in alcune occasioni speciali potevano ingaggiare dei professionisti,
            ad esempio quando il loro personale e la loro attrezzatura non erano
            sufficienti per sostenere lo sforzo dell'allestimento di un grande
            banchetto.
            
            
            Le
            taverne urbane frequentate dai lavoratori manuali o dai poveri erano
            considerate luoghi sgradevoli e malfamati da parte dei ceti
            superiori, e i cuochi professionisti in genere godevano anch'essi di
            una cattiva reputazione. Il cuoco londinese ritratto da Geoffrey
            Chaucer nei
            suoi Racconti
            di Canterbury, viene descritto come un tizio sciatto e
            trasandato abituato a servire cibo immangiabile, mentre il cardinale francese dell'inizio
            del XIII
            secolo Jacques
            de Vitry nei
            suoi sermoni definisce
            l'affidarsi ai venditori di carne cotta come un vero e proprio
            azzardo per la salute. Anche
            se talvolta il lavoro dei cuochi era riconosciuto e
            apprezzato, spesso veniva invece sminuito perché serviva a
            soddisfare il più elementare dei bisogni fisici dell'uomo, invece
            di occuparsi del suo miglioramento spirituale. La tipica
            rappresentazione del cuoco nelle arti figurative e nella letteratura
            era quella di un uomo dal temperamento collerico e tendente
            all'ubriachezza, spesso ritratto tra i suoi pentoloni mentre altre
            persone e animali rubacchiano da questi quanto va preparando.
            
            
            (tutti i testi
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            aggiunte, correzioni e trasformazioni linguistiche)
            
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            Organizzazione
            generale Fiere e Mercati storici
            Titolare:
            Ernesto
            Paleani
            ..
            
            Prodotti:
            Terre
            Templari
            
            Con
            la partecipazione della Impresa della Cultura "Ernesto
            Paleani Editore".
            
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